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Video nr. 3 del 12/03/2020
Platone diceva: “L’apprendimento avviene per via erotica. Bisogna essere bravi ad appassionare e incuriosire.”
Ecco il primo nodo da sciogliere: il bravo tecnico sa accendere desiderio di conoscenza.
📌 Una domanda cruciale
Salve a tutti.
Ieri ci siamo lasciati con una domanda che è molto più che una provocazione:
Il tecnico – in particolare nella pallavolo – deve essere un insegnante o un educatore?
Una domanda che ne apre molte altre.
Perché, oggi più che mai, allenare non è solo trasmettere tecnica, ma formare personalità, caratteri, attitudini.
📖 Un passo indietro: cosa significano queste parole?
Partiamo dall’etimologia:
- Insegnare significa “mettere tra due segni” → trasmettere un contenuto da A a B in forma codificata.
- Educare, invece, deriva da ex-ducere, cioè “tirare fuori”, “portare alla luce ciò che già c’è”.
Due approcci completamente diversi:
- L’insegnante inserisce conoscenze.
- L’educatore rivela potenzialità.
🧠 Il tecnico-insegnante
Un tecnico-insegnante lavora bene quando ha un gruppo motivato e voglioso di imparare.
Offre contenuti precisi, esercizi mirati, regole di esecuzione.
Se è aggiornato, curioso, in continua crescita, può ottenere ottimi risultati tecnici.
Ma attenzione: spesso non si adatta ai giocatori, li “riempie” con ciò che sa.
Il rischio?
Che crei copie, non atleti pensanti.
Il giocatore apprende sì, ma lo fa per ripetizione, senza personalizzazione, senza interiorizzazione.
🌱 Il tecnico-educatore
Il tecnico-educatore, invece, non riempie un contenitore vuoto.
Osserva, ascolta, provoca, attende.
Condivide strumenti, e poi guarda che cosa il giocatore riesce ad esprimere.
“Insegno il lancio al servizio… ma poi osservo: cosa ne tira fuori il ragazzo?”
È in questo passaggio che l’allenatore educatore vede emergere la personalità del giocatore.
E quando il gesto tecnico diventa personale, adattato, sentito, allora sì che si è appreso davvero.
🧭 Insegnante o educatore? Entrambi.
Naturalmente, non possiamo – e non dobbiamo – escludere l’una o l’altra figura.
Il bravo allenatore è un sintesi consapevole tra l’insegnante e l’educatore.
Trasmette, ma anche ascolta.
Corregge, ma anche lascia spazio.
Guida, ma non controlla ogni passo.
🕰️ Ma oggi è più difficile
Chi allena oggi lo sa bene: i giocatori – o meglio, i ragazzi – non sono più quelli di una volta.
Sembra una frase fatta, ma è una constatazione concreta.
“Alleniamo materiali umani diversi. E dobbiamo essere più bravi di chi ci ha preceduto.”
Perché oggi la motivazione non è data, va costruita.
Oggi la fatica viene evitata, va spiegata.
Oggi l’attenzione è volatile, va educata.
🏆 Un salto nella storia: la generazione dei fenomeni
Facciamo un passo indietro.
Quella che è stata definita la “squadra del secolo”, l’Italia dei fenomeni,
è nata da un’Italia Juniores che ha conquistato la medaglia d’argento ai mondiali di categoria a Napoli,
guidata dal professor Skiba.
Quella squadra, con poche integrazioni, ha poi conquistato tutti i massimi titoli internazionali.
Ma attenzione: dietro a quei fenomeni c’erano allenatori giovanili che, prima di tutto, erano educatori.
Non si limitavano a insegnare la tecnica.
Formavano atleti, persone, futuri leader in campo.
Quindi, sì: oggi i tecnici del settore giovanile devono essere più bravi.
Più bravi non solo dei colleghi di ieri, ma più bravi delle condizioni ambientali stesse.
Un tempo si giocava per strada, nei cortili, negli oratori.
C’erano ore e ore di libertà motoria spontanea.
Il gioco era empirico, ruvido, creativo:
- 1 contro 1,
- 2 contro 2,
- 5 contro 5 improvvisati,
- uno che non sapeva giocare accanto a uno che ci sapeva fare.
E il campo era scuola.
I compagni erano allenatori.
L’ambiente stesso era educatore.
🔁 Da evoluzione a involuzione motoria
Oggi questo non accade più.
Abbiamo assistito – senza neppure accorgercene – a una transizione da un’evoluzione motoria a una vera e propria involuzione motoria sociale.
Lo dicono anche i numeri:
- 23% dei ragazzi in età scolare è in sovrappeso,
- 11% è obeso,
- e il tempo motorio spontaneo è ai minimi storici.
Il movimento non è più una normalità quotidiana.
È diventato un evento organizzato, delegato allo sport pomeridiano, incastrato tra lo studio e il tablet.
🛠️ Dall’abilitazione… alla riabilitazione
Ecco perché il tecnico moderno non deve solo insegnare pallavolo.
Deve riattivare il corpo.
Prima ancora della tecnica, deve costruire (o ricostruire) le basi motorie minime.
Io non la chiamo più abilitazione motoria.
La chiamo riabilitazione motoria.
Perché dobbiamo restituire ai nostri ragazzi:
- Agilità,
- Coordinazione,
- Equilibrio,
- Forza,
- Rapidità,
- Flessibilità,
- e anche semplicemente… piacere nel muoversi.
🧬 Le fasi sensibili: il tempo giusto per ogni cosa
E non possiamo ignorare che lo sviluppo motorio ha le sue finestre sensibili:
- c’è un momento ideale per sviluppare la rapidità,
- un’età per la coordinazione,
- un’altra per la forza.
Conoscerle è dovere di ogni allenatore.
Perché insegnare fuori tempo è tempo sprecato.
E il tempo – come sappiamo – è la prima cosa che ci manca.
🧠 Dal corpo alla tecnica, dalla tecnica al gioco
Solo dopo aver ricostruito un corpo in grado di apprendere,
possiamo introdurre le tecniche specifiche della pallavolo.
E lo faremo integrando i due approcci didattici fondamentali:
- lo schema prescrittivo (più cognitivo, più diretto),
- e l’approccio dinamico-ecologico (ripetere senza ripetere).
Tecnica, tattica, pensiero, percezione, azione.
Tutto dentro un metodo che tiene conto del gioco, del contesto e della persona.
🎯 Perché alleniamo?
Perché in fondo, lo scopo è sempre lo stesso:
Estrarre il meglio dalle persone che abbiamo davanti.
Questa è la vera missione del tecnico-educatore.
Non formare dei cloni.
Non “riempire vuoti”.
Ma illuminare possibilità.
Oggi abbiamo cercato di far passare un messaggio chiaro:
L’ambiente è cambiato.
I ragazzi sono cambiati.
E il tecnico non può essere quello di trent’anni fa.
Deve essere molto di più.
Mi ero promesso di restare dentro i quindici minuti, per lasciare spazio alla riflessione e alla digestione dei contenuti.
Credo di esserci riuscito.
Nel prossimo incontro, ci concentreremo su una domanda fondamentale:
Come avviene davvero l’apprendimento motorio?
Quanti tipi ne esistono?
Qual è l’apprendimento che lascia il segno?
E vi stupirà sapere che il migliore di tutti… è quello inconsapevole.
A presto.
📚 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Platon, “Il Simposio”, trad. di Giovanni Reale, Bompiani.
➤ Platone sviluppa il concetto di Eros come motore della conoscenza: l’apprendimento nasce dal desiderio e dall’attrazione per il sapere. - Gallese, Vittorio – Sinigaglia, Corrado (2011), Come nascono le idee. Neuroscienze e filosofia dell’azione, Laterza.
➤ Approfondisce il ruolo dell’esperienza corporea e relazionale nella costruzione del sapere, utile per comprendere l’importanza della dimensione “educativa” e non solo “istruttiva”. - Seirullo Vargas, Francisco (2004), La preparazione fisica nel gioco del calcio, SDI Editore.
➤ Anche se riferito al calcio, è un testo chiave per il concetto di preparazione integrata: educare il giocatore come persona in un contesto globale, non solo tecnico. - Bertagna, Giuseppe (2008), Insegnare o educare?, FrancoAngeli.
➤ Un’opera che distingue e integra le due funzioni educative fondamentali, chiarendo i limiti dell’insegnamento “trasmissivo” e il valore dell’educazione come “estrazione” delle potenzialità.
🌐 RIFERIMENTI SITOGRAFICI (LITOGRAFICI)
- Treccani.it
“Educare” e “Insegnare” – Etimologia e Significato
➤ Approfondisce l’origine latina dei due verbi e il loro significato pedagogico differente. - Coni.it
“Lo sviluppo motorio e le fasi sensibili”
➤ Documento ufficiale che descrive le fasi evolutive dello sviluppo motorio: fondamentali per l’approccio “educativo” alla preparazione sportiva giovanile. - Scuola dello Sport – Sport e Salute
“Allenare educando: il ruolo del tecnico”
➤ Approfondisce la trasformazione del ruolo dell’allenatore nel contesto giovanile: da trasmettitore a facilitatore di crescita. - Mindset Works – Carol Dweck
www.mindsetworks.com
➤ Riferimento fondamentale per il concetto di growth mindset, centrale per la formazione di atleti consapevoli, motivati e curiosi.

19. Difesa (3). Sistemi e Allenamento.
3. Pallavolo: il Tecnico é un Insegnante o un Educatore? – Sistema Pallavolo
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